A chi appartiene la Rete?

OLYMPUS DIGITAL CAMERALa Rete è un bene comune, è di tutti, è libera, è pubblica e, almeno nel nostro Paese, è stata costruita soprattutto con i soldi pubblici (non vorrei essere in errore). Eppure troppo frequentemente si leggono questi articoli: “Siria, uno stato disconnesso”. Viene da pensare: ma questa rete è libera? o ci viene prestata?

Internet è stata creata per fornire una tecnologia di collegamento per sistemi militari (vedi ARPAnet) con lo scopo di essere molto resistente, nel senso che la caduta di arbitrari nodi della rete non comportava il crollo della rete stessa. La sua resistenza e la sua diffusione capillare nel mondo civile hanno reso la Internet una moderna spada della libertà al servizio dei popoli che possono manifestare al Mondo con la propria voce, e con i propri occhi in via diretta: “da cittadino del Mondo a cittadino del Mondo”.

Tuttavia Internet ha di suo un problema: è una struttura incrollabile fintantoché chi controlla la rete desidera che questa sia attiva, un po’ come i cellulari che funzionano fin quando funziona il ripetitore. Non è un problema di poco conto! Una dittatura può spuntare come la gramigna e nessun popolo ne è teoricamente esente (ed anche praticamente).

Già agli inizi della Primavera Araba, prima grande rivolta guidata dalla rete e manifestata attraverso essa, le nazioni occidentali avevano analizzato questo problema e proposto diverse soluzioni per fornire una rete clandestina al popolo in rivolta, che bypassasse le infrastrutture di collegamento in mano al dittatore di turno. Non so come sia andata a finire e se il progetto è stato sviluppato.
In ogni caso si dovrebbe far sempre affidamento ad un meccanismo proveniente dall’esterno, da un altro popolo che possa fornire, chessò, satelliti o ponti ripetitori per segnali gprs o cose simili.

Un mezzo che invece non ha bisogno affatto  di reti di comunicazione e ponti ripetitori fino ad un certo punto è la radio ad onde corte, tecnologia che purtroppo stiamo dimenticando ma che ha l’indubbio vantaggio di trasmettere nell’etere informazioni anche digitali che possono essere ricevute a distanze continentali.
Usare internet è come passare dei bigliettini di mano in mano fino a raggiungere l’interlocutore: se qualcuno strappa il bigliettino la storia finisce. Usare la radio… è come urlare direttamente il proprio messaggio, lo sentiranno tutti finché avrai voce.
Certo che le trasmissioni radio soffrono di altri problemi e non possono competere con la rete Internet, finché questa funziona. Ma anche in un mondo ideale ritengo che non sia una buona idea dimenticare una tecnologia che ci consentirebbe di parlare al mondo direttamente da apparati tecnologici che possediamo fisicamente, senza intermediari.

Il problema semmai è che oggi, nella nostra fetta di mondo, ascoltano in pochi, quindi avrebbe poco senso gridare “aiuto!” se nessuno ascolta la tua voce.
Comunque finché ci concederanno (a noi come ai poveri Siriani) “il lusso” di usare una tecnologia che crediamo libera e nostra fino in fondo (e spero vivamente che sia così sempre) continueremo a twittare come possibile. E’ solo importante non affidarsi ciecamente ad un’unica tecnologia di comunicazione etichettando con troppa facilità ciò che è “Passato”.

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