Cyber Guerra: riflessioni

Leggevo questo articolo di Calamari, sempre molto interessante, che trattava delle cosiddette armi autonome… i terminator per dirla alla hollywoodiana e del pericolo di affidare ad una macchina il potere decisionale di usare la propria forza mortale su degli umani.
Ovviamente già di per se una cosa del genere fa storcere il naso poiché come nella più classica fantascienza è pazzia pura dotare una macchina autonoma di armi e protezioni tali da sovrastare gli esseri umani e non soltanto per il concetto di errore che porterebbe a conseguenze disastrose ma proprio perché un programma non potrebbe mai essere dotato di tutti i parametri necessari ad operare in un contesto di vita o morte: la coscienza e lo scrupolo non possono essere implementati ad esempio.

Ma senza scomodare Skynet o i mitici computer della difesa: Colossus e Guardiano,  un altro punto che mi ha fatto riflettere è stato quello delle “regole non scritte di un combattimento” che inevitabilmente verranno alterate anche solo dagli attuali droni telecontrollati.
Il concetto che mi è venuto in mente è quello dei videogiochi: avete mai giocato a doom o a mech warrior? Domanda retorica suppongo ma l’approcciarsi ad un gioco, o ad un drone implica comunque una certa “distanza” dall’evento.
La distanza che potrebbe esserci tra una partita a doom e una partita a soft-air (dove i pallini di plastica fanno male) è la stessa che potrebbe esserci tra un’azione militare sul campo e un’azione militare comandata dalla base.

In teoria, la mia visione dello scenario, è che l’impiego di droni ed armi comandate a distanza (o addirittura non comandate affatto) non faccia altro che aumentare gli scontri aprendo scenari in cui prima il fattore di rischio magari costituiva da una parte e dall’altra  un motivo di stallo. Ed ancora, l’impiego di robot contro umani potrebbe portare magari all’utilizzo di armi… come definirle? Unilaterali come virus/gas/veleni in quantità non pensabili in uno scontro uomo contro uomo.

Ovviamente questo pensiero è uno scenario da dittatore pazzo che fa uso spregiudicato della forza e tecnologia combattiva ma l’uomo è stato sempre e sarà sempre particolarmente abile a dare il peggio del peggio.

Per questo in una guerra automatica, più che della rivolta delle macchine mi preoccuperebbe anche il senso di distacco che un esercito potrebbe manifestare dietro un monitor laddove gli avversari sono in carne ed ossa.

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